In allegato si riporta il discorso di apertura dell’incontro per la pacificazione dei Cavalieri tenuto da S.A.S. il Principe Marcello I lo scorso 13 settembre.


Cari Cavalieri,
il principio guida di questa riunione, a cui tutti noi oggi abbiamo voluto partecipare, è che sia un incontro di pace tra tutti i Cavalieri del Venerabile Ordine Cavalleresco del Sacro Principato di Seborga, costituito da Giorgio I con Decreto emanato in data 13 Ottobre 2000.
Perché è riservata ai soli Cavalieri investiti tali da Giorgio I? Perché è da quel punto che è auspicabile ripartire: ultimo punto fermo dell’Ordine e giusto punto di partenza, in quanto ultimo atto del passato in cui l’Ordine era unito. Mi auguro che la ragione prevalga sull’orgoglio, che l’umiltà prevalga sull’arroganza e, soprattutto, che facciate appello a tutta la vostra saggezza e buona volontà affinché la fratellanza, che deve unire i membri di un Ordine, non passi in second’ordine. Si è voluto dare un “punto di partenza” che non sottolineasse le distinzioni che oggettivamente sussistono e che oggi sono sempre più diffuse all’interno del nostro Ordine. Un punto di partenza che possa aiutare a capire che l’essere divisi non serve e non porta alcun buon frutto.
Complici le rivendicazioni delle proprie posizioni, le divisioni ci sono tutt’ora. E di questo ognuno di noi ha potuto vedere i risultati: le scissioni hanno dato vita a diverse compagini che impiegano il loro tempo a cercare di carpire l’errore altrui o trovare il “non va bene” di qualsivoglia situazione piuttosto che traguardare un obiettivo comune. Si registrano sigle come se fossero marchi esclusivi d’impresa, come se l’Ordine fosse un’impresa che ha il miglior prodotto anziché un’altra. E poi, ognuno è impegnato a controllare l’operato altrui e a curare il proprio piccolo orticello, non vedendo e facendosi sfuggire che oltre c’è molto, molto di più, e che questo basta volerlo.
Signori, questo incontro è molto importante sia per coloro che credono che ci sia un modo per camminare di nuovo assieme, sia per far fronte a coloro che sperano, vogliono e operano affinché niente cambi, coloro che preferiscono che si continui ad andare avanti in questa situazione sempre più aggrovigliata. Situazione che prima o poi diventerà incontrollabile e porterà alla scomparsa del nostro Ordine: se non poniamo fine a tutto ciò, prima o poi si arriverà a contenziosi di carattere legale – alcuni li minacciano, ma non li hanno mai praticati – che avranno il solo merito e vanto di aver dissolto il nostro Ordine. È questo quello che vogliono queste persone? È questo quello che noi vogliamo? È questo quello che voi Cavalieri volete? Credo proprio di no, altrimenti non sareste qui! Signori, vi ringrazio d’essere qui presenti.
Verrebbe da citare: “Pace ai Cavalieri di buona volontà!”. Ma, a quanto sembra, la buona volontà e l’umiltà che ogni Cavaliere degno d’essere chiamato tale avrebbe dovuto dimostrare in questa occasione, “rispondendo” a questo appello, non è stata del tutto ascoltata. Appello che chiunque avrebbe potuto fare da tempo, ma che non è mai stato fatto. Qualcuno è sicuramente “sordo”, ma è altrettanto vero che tanti sono diventati sordi pur di non accogliere l’occasione di questo invito. Qualcuno ha arrogantemente espresso pareri non opportuni, approfittando dell’occasione per dare sfogo a frustrazioni represse e volgarità, offendendo anche chi si è impegnato a portare avanti questo progetto di pace, magari solo perché non avevano a cuore la pace dell’Ordine. E, come da consuetudine, non si sono risparmiati neppure dall’insinuare il dubbio di presunti intrighi o sotterfugi. Pazienza, pazienza e ancora pazienza! Sarà necessario pazientare e saper aspettare che arrivi anche un solo Cavaliere alla volta, senza trascurare chi ha già dato un segno di buona volontà, tendendo la mano ai suoi Confratelli.
Noi ora siamo qua. Voi siete qua. Tutti noi ci siamo, perché abbiamo voluto essere presenti, qualcuno forse anche soltanto per curiosità. Ma quel che conta è che ci siamo e che per Voi la buona volontà per l’apertura ad un dialogo c’è. Mi auguro che questo avvenimento non sia invano, che non si disperda come la voce nel deserto. Siamo qua perché abbiamo voglia di andare avanti. Siamo qua perché avete sentito il richiamo dell’Ordine. Se lo vorremo andremo avanti e se lo vorrete io sarò con Voi. Andremo avanti perché vogliamo trovare un modo per ristringerci fraternamente la mano con forza ed essere esempio di pace nella pace che contraddistingue noi Cristiani. Cristiani che vedono in questo periodo una nuova persecuzione: unica loro colpa è quella di essere tali, ossia di professare la propria fede religiosa cristiana con convinzione e fermezza. Seborga vorrebbe lanciare un messaggio di pace incominciando dai suoi Cavalieri. Non si tratta di perdonare nessuno e alcunché, non si tratta di riconoscere alcunché, non si tratta di conferire o creare titoli, non si tratta di conferire cariche di cui fregiarsi: tutte “aspirazioni” nascoste da pretestuose scuse, cariche che spasmodicamente sono rincorse in modo indegno. Dico indegno in considerazione dell’essenza stessa dell’essere Cavalieri. Siamo qua per contare quanti abbiano questa volontà e la volontà di ridare dignità a un Ordine che nel tempo ha sempre difeso i Cristiani a costo della propria vita. Tutti noi sappiamo in quanti si sono sacrificati.
Ora tocca a noi fare un piccolo sacrificio in nome dell’Ordine che rappresentiamo: mettiamo da parte ambizione, orgoglio e pretestuosità vane. Ridiamo la giusta pace a un Ordine cavalleresco di secoli e secoli che si è frantumato generando nuovi acronimi o cercando addirittura di farlo esclusivo per sé, come fosse un marchio o una sigla sportiva. Lasciamo che tutto ciò rimanga nel passato dell’Ordine e ricominciamo un percorso uniti nella pace e nella serena condivisione di ideali e obiettivi.
Io e il Popolo di Seborga che rappresento non mancheremo di farlo, e saremo ben felici di condividere questo cammino con tutti i Cavalieri di Giorgio I e, in un tempo successivo, con quelli che vorranno unirsi a noi. Assieme, nel nostro piccolo, nella nostra piccola realtà che è il Principato di Seborga, daremo un segno di pace che vorrà andare oltre Seborga, verso quei Cristiani che a noi vorranno fare riferimento in nome della Pace.
Un augurio a tutti e buon inizio.

Marcello I